di Ines Millesimi, Enrico Ferri, Augusto Catalani, Tolindo Cavalli – 14 novembre Gran Sasso, 23 novembre Terminillo, 14 dicembre Gran Sasso. Già cinque vittime di incidenti in montagna dovuti alle condizioni di questo strano inizio di inverno, con scarso e a volte completamente assente innevamento, pendii esposti a nord coperti di insidiosissimi ed inaspettati strati di neve ghiacciata e temperature assurdamente alte per la stagione, capaci di far sciogliere e muovere verso valle gli accumuli più instabili. A volte è questione di attrezzatura, esperienza e conoscenza dell’ambiente invernale, a volte no; e anche i professionisti più esperti possono rimanere vittime di circostanze che non è possibile tenere totalmente sotto controllo.
E proprio poco prima che accadesse l’ultimo tragico incidente, costato la vita alla guida Pino Sabbatini e al cliente che accompagnava giù per il Canalino di Mezzo del Corno Piccolo, ricevevamo le riflessioni che seguono, redatte da chi fu testimone dell’incidente del Terminillo. Le pubblichiamo volentieri nell’intento di suscitare una riflessione e una presa di coscienza sui rischi, ricordando che – e citiamo un passo dell’intervista che segue – “Si può ridurre il più possibile il fattore rischio con la consapevolezza e la formazione, ma come non c’è totale sicurezza nella vita di tutti i giorni così vale per la montagna”, dove comunque “siamo sempre degli ospiti”. In calce al racconto di chi c’era, i consigli di un soccorritore alpino sulle precauzioni da prendere per affrontare la montagna in questa stagione.
La redazione
Intervista di Ines Millesimi (CAI Rieti) a Enrico Ferri, tecnico del Soccorso Alpino e Speleologico Stazione di Rieti
Domenica 23 novembre un tragico incidente sul Terminillo è costato la vita ad un’escursionista, mentre due amici sono rimasti feriti e un quarto ha dato l’allarme al 118. Questa tragedia ha colpito molto tutta la città, e il Terminillo, meta di gite a portata di mano, è diventato un gigante da guardare con rispetto.
-Sono stati condizionati dalla giornata calda, di bel sole?
Enrico Ferri: Sicuramente sì. Le condizioni climatiche erano miti nel versante Sud della montagna, quasi completamente priva di neve. Ciò li ha indotti a intraprendere un’escursione apparentemente non impegnativa, ma che si è rivelata in realtà molto insidiosa.
-Per il tempo o l’equipaggiamento?
E.F.: l’equipaggiamento ha giocato un ruolo fondamentale, perché sull’altro versante, quello a Nord, le condizioni erano totalmente diverse, a causa della presenza della neve che era ghiacciata. In quella zona non batte il sole. Non avevano ramponi, né piccozza, né casco, non potevano prevedere cosa li avrebbe attesi.
– Come è andata?
E.F.: da quello che è stato possibile ricostruire sono partiti da Pian de’ Valli, avrebbero voluto fare il giro della parete Nord del Terminillo passando per la Valle degli Angeli, per poi risalire fino alla Cresta Sassetelli, da lì ridiscendere per la Valle della Meta e subito dopo attraversare per riportarsi sotto la parete Nord. Un circuito elementare se fatto d’estate, in inverno diventa un percorso alpinistico, quindi percorribile solo da persone esperte e ben equipaggiate
– L’ultimo escursionista, che ha visto scivolare i tre compagni l’uno dopo l’altro sul pendio ghiacciato, è riuscito a dare l’allarme perché si è fermato, pur nella completa disperazione per non poter far nulla. In questi casi come ci si comporta?
E.F.: L’ultimo escursionista ha fatto l’unica cosa che poteva fare, data la sua impossibilità ad aiutare i compagni poiché, per la sua inesperienza e l’equipaggiamento inadatto, avrebbe potuto solo aggravare la situazione se fosse intervenuto. Sarebbe sicuramente scivolato pure lui con imprevedibili conseguenze per l’incolumità sua e del resto del gruppo.
– Quanti eravate sul posto a prestare i soccorsi?
E.F.: A piedi sul luogo dell’incidente siamo intervenuti in tre soccorritori, poiché in quel momento eravamo gli unici in grado di raggiungerli. Contemporaneamente è intervenuto il 118 con un elicottero con un tecnico di elisoccorso del CNSAS. Successivamente sono sopraggiunti un elicottero dei Vigili del Fuoco e uno della Forestale che hanno permesso l’evacuazione dei feriti e di Roberta, che purtroppo nell’impatto con un masso affiorante ha riportato ferite mortali. Non è stato necessario l’intervento degli altri soccorritori sopraggiunti nel frattempo e pronti a intervenire in caso di necessità.
– Evitare di andare da soli in montagna aiuta in questi casi?
E.F.: certo, la presenza di compagni o il compagno può rappresentare una salvezza e comunque mitigare un pericolo potenziale. Scegliere sempre di andare con persone esperte, affidarsi agli accompagnatori del CAI garantisce in genere un buon margine di sicurezza. Ma possono accadere situazioni imprevedibili, chi va in montagna lo mette in conto. Si può ridurre il più possibile il fattore rischio con la consapevolezza e la formazione, ma come non c’è totale sicurezza nella vita di tutti i giorni così vale per la montagna, dove in genere si va di domenica e dove magari non si è cresciuti nel contatto più quotidiano. Anche se la passione per la montagna si è diffusa enormemente, bisogna ricordare che essa può essere per tutti e per 360 giorni l’anno solo se si conosce se stessi, senza strafare, senza sottovalutare l’ambiente: siamo sempre degli ospiti.
IL CIELO NON E’ SEMPRE AZZURRO
(testimonianza dI AUGUSTO CATALANI, un giovane escursionista del Club 2000 che, trovandosi su quel sentiero, ha assistito “psicologicamente” il gruppo appena dopo il tragico incidente).
Il cielo non è sempre azzurro.
La terra offre e prende.
Dopo la bella serata passata con gli amici del Club2000, prendo l’auto e mi avvio per pernottare a Forca di Presta.
Questo è un altro di quei giorni, che iniziano con la rossa luce di un’alba promettente, dalle sommità dei Sibillini.
Dopo aver raggiunto il Vettoretto e goduto delle prime luci soffuse dei sibillini, mi dirigo in auto verso i Reatini, mi fermo allo Iaccio dei Crudeli e salgo sul monte di Cambio.
Torno abbastanza presto, perché quindi non andare a visitare la cresta del terminillo, che termina verso la Val d’Organo, quindi mi fermo sulla Sella di Leonessa e inizio il sentiero delle Scangive.
Un giorno qualunque, famigliole che passeggiano con cani al seguito.
Siamo sul versante nord, la neve è ghiacciata, meglio indossare i ramponi.
Un giorno qualunque. Ma non per tutti.
Un racconto che mai avrei voluto scrivere.
Una ragazza oggi ha fermato il tempo, il suo tempo.
Una nostra compagna, la passione per la montagna che condividiamo, percepiamo spesso questa familiarità tra di noi, ci sentiamo vicini.
E una frazione di secondo cambia il senso di un giorno qualunque.
10 minuti prima di me, le loro orme davanti le mie, sul sentiero appena accennato.
La neve lì è sempre ghiacciata.
Quel sentiero l’abbiamo percorso tante volte, l’imponente paretone della cresta Sassetelli protegge quel ripido traverso, lo priva del caldo tepore del sole.
Mi avvicino, vedo i suoi compagni, l’ultimo del gruppo non è scivolato, era rimasto dietro, attardato.
Lo vedo fermo sull’esile sentiero, paralizzato, due compagni sono venti metri sotto, urlano, dicono cose senza senso. Vedo che sono in piedi, bene. Poi il ragazzo sul sentiero mi dice quello che non devo sentire.
“la nostra amica, è scivolata, ha battuto su quella roccetta, non c’è stato niente da fare.”
Faccio altri due passi, più avanti. E vedo.
Sta lì, sdraiata, poggiata su una roccia, assopita in comoda posa come se stesse facendo una pausa, dopo un tratto di dura salita, per riprendere il fiato.
No, il fiato non c’è. Il tempo si è fermato.
Mi siedo in terra, sulla neve ghiacciata. Non deve andare così.
Intanto l’elicottero volteggia sulle nostre teste, così rimango a fare compagnia a quel ragazzo, frastornato, un po’ robusto, la sua stanchezza lo fatto attardare, ha visto i suoi compagni precipitare, la sua compagna è lì sotto. Ma lui non dice nulla. Gli parlo, finché gli uomini del soccorso si calano dall’elicottero, mentre altri tre di loro arrivano dal sentiero, allora lascio il fortunato compagno del gruppo, e torno indietro sui miei passi, con lo sguardo a tratti fisso sull’esile sentiero ghiacciato, a tratti rivolto verso il nulla.
Il pensiero è lì, per quella ragazza, che oggi ha fermato il suo tempo, e un po’ anche il mio.
Il cielo non è sempre azzurro.
Augusto Catalani
INVERNO: ALCUNI CONSIGLI DI BASE –
L’organizzazione è l’azione preliminare e indispensabile quando si decide di fare un’escursione in montagna: in essa si dovranno considerare tutti gli aspetti che potenzialmente andranno a caratterizzare (o condizionare) la nostra esperienza in ambiente. Analizzeremo in primis i pericoli oggettivi, quali condizioni meteo, difficoltà generiche e difficoltà specifiche del terreno con cui ci confronteremo. In relazione a questi valuteremo i pericoli soggettivi, andremo cioè a definire la capacità o l’incapacità del singolo o del gruppo se siamo noi i proponenti, nonché la preparazione fisica e tecnica dei partecipanti. Si dovranno valutare prima dell’inizio escursione abbigliamento e calzature, l’attrezzatura, nonché la capacità e la conoscenza di utilizzo della stessa in periodi invernali e in ambiente innevato (fondamentali piccozza, ramponi e casco; indispensabile carta se non si è pratici del territorio, utili infine ARTVA, sonda, GPS ecc).
Solo quando l’analisi di quanto sopra dà una risposta totalmente positiva, sia al singolo escursionista, che ad ogni componente in caso si tratti di un gruppo, si hanno le basi per effettuare, in ampia sicurezza, la nostra attività. Durante la nostra escursione rimangono comunque altre due variabili quali: il fattore umano, e lo studio durante il percorso di aspetti non considerati o mutati rispetto alla pianificazione. Ne consegue che la capacità di decidere quali varianti apportare ed adottare rispetto alla pianificazione, arrivando anche al saper rinunciare, è segno di buon senso e può salvare la vita, o semplicemente evitarci di incorrere in una brutta avventura! Pertanto la preparazione dell’escursione attraverso lo studio del percorso e la presa visione del bollettino nivo-meteorologico almeno il giorno prima, è fondamentale per la definizione della escursione.
Per saperne di più il CORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO e SPELEOLOGICO organizza le Giornate di SICURI in MONTAGNA, aperte a tutti. Il prossimo appuntamento è Domenica 18 GENNAIO con SICURI sulla NEVE, durante il quale i tecnici forniranno tutte le indispensabili raccomandazioni per andare in montagna più consapevoli e preparati.
Tolindo Cavalli
Caposquadra CNSAS Stazione di Rieti