di Aldo Frezza – Una mostra di fotografie, allestita presso la Biblioteca “Giovanni Spadolini” del Senato, ha ricordato, a quasi 50 anni, il tragico avvenimento della valanga di ghiaccio che a Mattmark, nel Vallese, travolse il cantiere della sottostante diga e gli operai che vi stavano lavorando. Erano le 17.15 del 30 agosto 1965. Dalla quota di 2.120 metri, un costone del ghiacciaio dell’Allalin, nelle Alpi del Vallese, presso Saas- Fee, si staccò e precipitò a valle travolgendo il cantiere e seppellendo sotto una montagna di ghiaccio gli operai che stavano lavorando alla costruzione della diga del lago di Mattmark, nella Valle di Saas. I morti sotto l’enorme valanga furono 88, la maggior parte di essi italiani, e la maggior parte provenienti dalle regioni più povere dell’Appennino (Abruzzo e Calabria soprattutto).
Una tragedia da tempo dimenticata, ma che suscitò, all’epoca, una generale indignazione. Fu considerata una “tragedia annunciata” ante litteram, poiché non erano mancate le avvisaglie dei geologi sull’instabilità di quel tratto di ghiacciaio. Inoltre venne a suscitare scandalo – e qui sembra di rileggere storie più vicine a noi, nel tempo e nello spazio – la sentenza di completa assoluzione per i responsabili dell’impresa. Per i giudici la catastrofe non era prevedibile, nonostante le perizie tecniche che avevano riscontrato inadempienze nel sistema di sicurezza e errori nei calcoli progettuali.
Ma la tragedia ebbe almeno. come conseguenza, la revisione in tutta la Svizzera delle leggi per la sicurezza del lavoro, anche – dice qualcuno – per il fatto che perirono nella tragedia anche 27 operai svizzeri. Grazie all’acceso dibattito scatenato negli anni successivi alla tragedia la Svizzera – che nei primi anni ’60 aveva un grado di sicurezza nei cantieri e nelle industri tra i più bassi in Europa – si dotò di una legislazione che la pose all’avanguardia nella materia.
Nel cinquantesimo anno dalla tragedia, un Comitato Italo-Svizzero costituito per l’occasione ha rievocato la vicenda e intende così dare il via ad una serie di celebrazioni. Il 12 febbraio una conferenza ha ricordato gli avvenimenti, mentre fino al 28 febbraio la mostra sarà aperta al pubblico.
le foto sono della Mediathèque Valaise
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