Il panorama siamo noi. L’Appennino ci parla in silenzio nelle fotografie di Piergiorgio Casotti

Il panorama siamo noi. L’Appennino ci parla in silenzio nelle fotografie di Piergiorgio Casotti

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di Aldo Frezza – Finalmente un libro riesce a parlare di montagna, e di Appennino, senza che si veda una sola montagna e senza che ci sia descritto un solo itinerario. Riesce a parlarne così intensamente perché non ha bisogno di descrivere nulla, esso semplicemente è la montagna, esso semplicemente è l’Appennino.

Protagonista di “Where does the white go”, ultimo libro fotografico di Piergiorgio Casotti è il silenzio. Silenzio che emerge – fragorosamente – dalle immagini dei luoghi, delle persone ritratte, come dai tanti intervalli completamente bianchi che interrompono spesso la serie di pagine con fotografie.

L’autore vive vicino a Reggio Emilia, e ha la fortuna di poter frequentare le montagne a lui vicine – l’Appennino Emiliano – in giornate infrasettimanali, quando non incontra altri escursionisti e quando tra i sentieri rimane il silenzio che a loro appartiene.

Assenza di parole, è di questa natura il rapporto che ho con la montagna. Lunghe pause, ritmi antichi e vitali percepiti nell’oblìo, profondi respiri, mondi che si rivelano solo attraverso il silenzio e che le parole danneggerebbero. Un’assenza che ci lascia incontaminati dalle interferenze sonore e dal “rumore bianco” della società umana; un’assenza che trasforma la nostra prospettiva e ci riporta alle nostre percezioni primordiali. Sono la parola e il caos che rendono il silenzio necessario e prezioso” così Casotti descrive, nel suo sito, il suo rapporto con la montagna, il suo modo di viverla e – non poteva che essere così – l’atmosfera sospesa che ispira tutto il suo libro.

Siamo in uno dei tanti – non importa quale – paesi svuotati dell’Appennino Emiliano, fatti di silenzi raramente interrotti dai ricordi dei pochi abitanti rimasti. A loro soli appartengono ancora questi luoghi. O forse sono loro, ad appartenere alla montagna? Comunque sia, essi sono fatti della stessa sostanza di cui sono fatte le pietre, le cortecce dei faggi e dei castagni di “…quando ancora il bosco si curava e si lasciava respirare il terreno e le piante…”, l’aria pungente e il profumo della prima neve.

E i silenzi lasciano lo spazio, a chi li sa leggere, di immaginare le parole e le storie che celano, come sono raccontate qui dagli autori dei testi Mario Vighi e Silvano Scaruffi o come può immaginarle ognuno di noi osservando i volti ritratti: storie che sappiamo solo verosimili, dopo le mutazioni subite in tante conversazioni al bar.

Ma le storie che possiamo solo immaginare lasciano però scorgere qualcosa di esse attraverso le fotografie di Piergiorgio Casotti, tanto da avere la sensazione che, ancora prima di leggere “sappiamo”.  Per un linguaggio non verbale, comprendiamo finalmente quello che la montagna, l’Appennino, il territorio, le case, gli alberi, gli abitanti ci direbbero se solo fossimo capaci di ascoltare ancora i loro silenzi: “che il paese sorge ai limiti di un parco nazionale, e la cosa sa un po’ di presa in giro”, “che nella piazza del paese, che è poi un tornante, dimorava un faggio secolare, ma l’han tagliato” e “che è inutile guardare il panorama, perché il panorama siamo noi”.

Il libro. curato da Fiorenza Pinna, è autopubblicato, e può essere richiesto attraverso il sito dell’autore: www.piercasotti.com o tramite Amazon

 

 

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