di Peter Lerner – da Poggio Moiano al Terminillo.Dirigendomi da Poggio Moiano a Rieti sul Cammino di Francesco ciò che si distingue è il calmo e lento cuore al centro dell’Italia. Da Monteleone Sabino a Poggio San Lorenzo Nord si udiva raramente un rumore o una macchina – solo cani, campanacci e uccelli. Ogni borgo sembrava chiuso e deserto sia per lo spopolamento o perché abitato da stagionali o da comunità pendolari.
Incombente nel paesaggio verso nord c’era la costante presenza del Terminillo. È una montagna che ho forse sottostimato o mai pienamente apprezzato, probabilmente per via del facile accesso da Roma, per la strada che ti conduce sino a 400m dalla vetta, per i classici e facili itinerari verso la cima e la presenza dei rifugi. Avvicinandomi invece da Rieti – 1800m di elevazione e circa 10 ore di cammino dalla periferia meridionale della città – ho cominciato a capire quanto questa montagna sia gigantesca e complessa.
In questo contesto la cresta finale tra Terminilletto e Terminillo, normalmente un picco semplice e piacevole durante una passeggiata in montagna, diventa una delicata marcia lungo il bordo coronato di una epica impresa. Arrivando in cima al tramonto ho trovato una inquietante atmosfera che avrei sperimentato nuovamente sul Vettore e sul monte Gorzano: nessun vento di qualsiasi genere ed assoluto silenzio.
Nonostante fossi ancora fuori dall’area danneggiata dai terremoti del 2016, il Terminillo è stato il mio primo reale incontro con la realtà geologica, la storia di cambiamento radicale di queste regioni. Qui, ammirando gli strati di sedimenti marini a 2000m dal livello del mare, osservando molti millenni di storia spinti verso il cielo, è apparso evidente il potere della terra.